Certi momenti meritano di restare.
E’ forse la leggerezza di essere solo, un poco libero, carico di dolore che viaggia nel corpo come una palla di fuoco impazzita perche’ il dolore e’ fluido, il dolore e’ sempre in movimento e non sparisce ma si muove e laddove e’ funzione dello spazio allora e’ necessario, benaugurante perche’ sapere di esserci e’ questione di confini, di steccati senza i quali si resta aria poco calda.
Il dolore no, il dolore dice esattamente dove sei e se ci sei e per questo in certi giorni, in certe sere, stagliandosi al tramonto, diviene compagno ed amico.
Il dolore e’ bussola, il dolore e’ tracciato e li’ e solo li’ scolpisce le impronte con fluidi ed avvolgenti ricordi, foto successive, rotonde e morbide e non c’e’ piu’ nessun distacco, nessuna frattura, nessuna perdita di peso, equilibrio totale, totale posizionamento nello spazio come non esistesse un altrove, come se il bisogno di esistere si riducesse ad un unico, superbo punto.
Caldo ma non importa, perche’ sudare e’ mescolarsi con l’oceano, rientrare nell’agognato bisogno d’appartenere, di appartenersi eppure uscire dal melodrammatico bisogno di non essere e farsi cosi’ riconoscere, sussurrare e ugualmente ascoltare seppur in lingua semplice e poco elegante.
Io vedo, io capisco ed ognuno comprende di far parte di una piccola cosa che vale il tempo di uno sguardo, di un respiro incrociato, del senso di appartenenza nell’evento irripetibile di condividere ossigeno e sabbia, di mescolare l’assenza di pensieri a formare un grande, immenso, soave tutto.
Cosi’ e’ stato, cosi’ voglio che sia, cosi’ deve rimanere e vivo per cio’ che doveva accadere e almeno per poco e’ accaduto.
Beauty I’d always missed
With these eyes before,
Just what the truth is
I can’t say anymore.