Taglio mai netto

Ho sentito il fiume deviato dal suo cammino, greto dimenticato ed ora immacolato, acqua di origine nota e destinazione sconosciuta, percorso in qualche modo piu’ triste e desolato.
Perche’ lo so e’ mistero, cosa dedurre da poca schiuma sopra arrotondate rocce e’ parola detta piano da non svelare anche quando segreto e’ attraversare del tempo, nozioni da imparare, crescere e non fermarsi al dolore del tramonto, arrendersi all’inevitabile ciclicita’ della vita, dell’esistere e ancora un passo a salire su scala d’umano avvicendarsi, metro in avanti verso valle e comunque spostarsi ciechi ed impauriti, trascinarsi, trascinati, viaggio senza movimento.
Forse ho spostato io quel fiume, certo ho spostato io quel fiume e cosa sarebbe accaduto non facendolo, il mare, dove sarebbe stato il mare, quali acque mescolate a quali, frutti, semi, alberi di strane radici, altri senza a navigare su nervosi flutti ma incombente fine come costante ed imprescindibile destinazione.
Uccidere sorriso e’ bestemmia contro umanita’ tutta e condanna esemplare e’ libero osservare orizzonte declinare in nero silenzio mentre alle spalle passato si disintegra in nomi indistinguibili tra loro, lacrime ammassate come carta fragile al tocco, quindi sto pagando, sconto pena tra note dolorose di sassofono senza speranza e senza cuore se cuore muore giorno per giorno tra distanti rive di terre inutilmente esplorate.
Forse non so, cerco perdono nella confusione di acque comunque possenti malgrado colore non piu’ cristallino, troppa terra trascinata negli anni, troppe piogge gelate come frustate che sola mia schiema merita se alla fine nessuno vince, nessuno perde, tutti sopravvivono come possono e nulla e’ come doveva essere, tutto e’ meglio, tutto e’ peggio, tutto e’ diverso, tutto ha dolorosi spigoli e non e’ il male in se’ quanto la domanda che a stento esce da labbra secche ed inutile e’ guardare verso occhi miei bruciati da troppo buio.
Poter versare una canzone nel bicchiere di miglior cristallo certo non basta ma e’ tutto cio’ che so fare, e’ unico inutile merito di mani che non sanno vedere, solo rudemente afferrare e strappare e frantumare e giustificare l’innecessario come universale legge, come verita’ che sa di triste mondo reale in un desiderio frantumato.
Sail on silvergirl sail on by
Your time has come to shine
All your dreams are on their way
See how they shine
If you need a friend
I’m sailing right behind

Naviglio nel centro dell’estate

In qualche modo credo di aver compreso o forse sono in procinto di riuscirci, magari invento comoda verita’ o disvelo banale realta’, apro gli occhi per la prima volta o giro il capo nella giusta direzione.
Divertente e ironico percorso, variegato ed imprevedibile trascorso e ancora una volta fantasia gareggia con goliardico fato disvelando circonvoluzioni e planimetrie impensabili, stanze di folle abitazione nella quale comunque e’ facile orientarsi invertendo stellari riferimenti, sovrapponendo fantasia a ragione, sovvertendo logiche precostituite, forse da sempre esistenti, forse da poco evidenti, quando impossibile era prevedere, indirizzare.
Ecco, fermare l’istante al giro di boa, sfere senza imperfezioni e riferimenti dalle opposte direzioni provenienti e non si puo’ dire, non si puo’ indovinare, neppure scommettere, solo interpolare frammenti di passato con tendenze al futuro e poi stare a guardare con umilta’ e pazienza.
Concorrere per la terra, concorrere per l’aria, spinti dal fuoco, rinfrescati dall’acqua ma cosa sono terra e aria se non diverse cardinalita’ di cosmo tutto da decifrare ed e’ questione d’istante smarrire orientamento e confondere partenza con destinazione, volo con volonta’, spinta inerziale inebriante a sostegno di ruoli definiti eppure erroneamente interpretati se infine invertiti nella sostanza e nell’obiettivo.
E cosi’ eccomi ad ascoltare fisarmoniche francesi, vedo strutture architettoniche collocate tra le piu’ informali delle arti e parole che non hanno dimora oltre cio’ che da qualche parte sento di dover costruire e altrove, in opposta direzione, calici scintillanti, tecnologia di lusso, spreco ed abbondanza, calcolata esistenza in nuova logica, nuova direttiva, algida voce in nebbioso tempio, luogo che un po’ mi pento di non aver debitamente conosciuto, esplorato, tempo perduto forse ma le menti distrutte errano nei fatti e nei luoghi.
Ora che ogni cosa e’ girata, mentre si invertono speranze e desideri, un po’ vorrei conoscere quei posti purtroppo evitati, quei volti spocchiosamente temuti ed osservando cio’ che non sono, infin capire quel che mi ero illuso di essere, felice di essere altra cosa, due riflessi per unica appartenza ed almeno in questo cio’ che vidi fu giusto.
La separazione puo’ essere…
…una cosa spaventosa…