Innovazione e supremazia

Potrebbe sembrare universo in continua contrazione o infinita espansione, che differenza fa in fondo, che potrebbe cambiare nei giorni piu’ corti del futuro opaco e grigio come polveroso fantasma stanco di spaventare e urlare e sbattere inferiate nella sottile necessita’ di esistere ancora un poco, ancora un minuto, sempre un minuto di troppo.
Non so se ho scelto, non so se sono stato scelto, non conosco il momento e neppure il giusto sentimento, negazioni forse pari, forse dispari, forse nel candido e profondo sospiro di un sogno che non ho voluto mi accompagnasse nei giorni, nelle notti, nei passi pesanti, dietro le porte che si chiudono con facile noncuranza, con voluttuoso gesto, artistico sorriso di morte e desolante divertimento.
Oggi e’ giusto, oggi e’ sbagliato, oggi ho troppa forza, esigenza di qualcosa che renda migliore e unico cartone pieno di fumante cibo come fosse il solo nutrimento possibile e forse lo e’, che lo sia quando si vuole dimenticare mentre si vaneggia logica distorta, concetto piegato, pensiero spezzato.
Gia’ spezzato e se invero fosse sapore d’urlo che ho dimenticato d’assaggiare tra neve ed asfalto, tra cicale e polline e che sapore avrebbe avuto, che gusto non ho apprezzato e rido dicendolo e calcio porte e mobili e dita sanguinano, polmoni strillano a chi, per cosa nel senso compiuto di rispettoso ascolto, mesto addio.
Nuvola e nuvola sia, vento e che bruci via affanno e pietoso arrendersi ma io c’ero, io non ho visto, io ho saltato corpi ed ostacoli e niente, niente risuona nel giusto modo nell’inutile vastita’ del futuro negato e al diavolo cio’ che striscia perche’ di terra si nutre, di sporcizia e pensieri cattivi s’inebria.
Poi c’e’ un cielo e quel cielo e’ colmo di quell’azzurro, onde di luce e sotto il blu dell’alba tutto potrebbe cambiare lo so, ogni ora dimenticata avrebbe un senso, non definisco ma qualcosa potrebbe compiersi, liberarsi, persino volare e perche’ no, vivere in eterno.
I told you
That we could fly
‘Cause we all have wings
But some of us don’t know why

Giovedi’ sprecato

Come questa notte non so se piovere o nevicare e sono sferzate dure, dolorose queste gocce gelate che colpiscono con sadico piacere, disinteressato male e per questo piu’ provato e subito, certo sgradito e terribilmente intenso.
Aria di taglio sul volto e sulle mani, mi muovo a fatica ma immobile e’ condanna, arrendersi anticipato di ore che non meritano molto, quasi nulla e voler essere solo diviene preghiera, speranza come cibo che manca, appetito che sa d’antica paura, ritorno ad orrori narrati e mai davvero compresi come concetto di silenzio tra acciaio stridente e fiamme danzanti nel ricordo di quanto non e’ mai stato, nel momento in cui materia muta di stato in stato, gioco che nulla insegna sulla vita, sull’erba, sulle colline abbandonate da un sole sempre piu’ stanco, sempre piu’ rassegnato, occhi chiusi, occhi chiusi senza scintilla e slancio, riflesso d’acciaio e pietra anch’esso a svanire, sfumare lentamente persino dai ricordi piu’ audaci, dai resoconti di sorriso dispensato nel sabato qualunque di un ombrellone qualunque innalzato tra asfalto e voglia d’andarsene lontano, lontanissimo.
Stato d’esistenza e’ striscia di finita lunghezza, estremi sfaldati, disgregazione dimensionale, visione d’antico fumetto europeo forse ma efficace rappresentazione di cortissimo immenso, cosi’ piccolo ed irraggiungibile da confondersi coi venti siderali dei quali ignota e’ provenienza, mistero e’ destino nel domani e nel profondo ieri.
Certo trappola, forse ineluttabile fantasia di cui si ha bisogno, senza la quale il giorno urlerebbe di granitico dolore in perenne desiderio di fine, morte e paura fratelli infine voluti e chiamati, perenne disfonia di gutturali suoni, inutili sillabe accatastate nella ricerca di frase sensata, qualcosa che almeno io posso comprendere, cacofonico giorno al quale non appare posso abituarmi, non del tutto, non sempre, non facilmente almeno.
Oggi a stento basta una canzone e la musica non finisce ma trascino dita sempre meno agili in guerra d’unico colore, unico sconfitto e se campo incolto grigio e’ cio’ che resta, nel grigio cerchero’ dura roccia che almeno sappia far male, molto male…
It’s not the human walk
It’s the human race
If you’re livin’ on the edge
You’re takin’ too much space