Superstringa

ALLARGARE, strana parola, ALLARGARE, una A tante L che non ho voglia di contare, GARE, ARE, LARGARE, ALLAR no qualcosa non suona nel verso giusto.
Conoscevo questa parola ALLARGARE, credo persino di averla adoperata e se ben ricordo ridevo, no ero soddisfatto di qualcosa, meglio dire in attesa di qualcosa, qualcosa che ha a che fare con ALLARGARE e tempo restante.
Che strana unione di lettere ALLARGARE, sembra gettata li’, termine con senso quando deriva da confuso lancio di dadi e ricordi perche’ ci sono mani e sopra le mani un volto, tanti volti, no un volto fatto da mille volti forse inutili, trasparenti, sottili come un soffio di vento un po’ piu’ forte del normale e cio’ che vedo e’ uno, cio’ che odo e’ il mio lamento perche’ si fa prima, molto prima che pensare, pensare ad ALLARGARE.
ALLARGARE, ALLAGARE no e’ ALLARGARE perche’ esondano pensieri ma non parole, strabordano i minuti, le ore, tramonti oddio quanti tramonti, finestre e quante finestre e apritele quelle finestre perche’ si annega, perche’ non c’e’ spazio per pensare, per salvarsi si, salvarsi il futuro, salvare le notti da dolorosa quiete, non perdersi, non smarrirsi mai, non lasciar ALLAGARE le vie d’uscita, no no no, ALLARGARE la fuga ma fuga da cosa, fuga verso dove?
Mi dicono sia giusto correre ALLE GARE ad ALLARGARE e pare si riduca tutto a questo e il torto e’ mio cosi’ sembra, cosi’ appare, cosi’ storia ordina, storia impera sulle voglie di conquista e vittoria, ALLUNGARE umana ombra su terra esausta, cerchio da spezzare, sparire in un sospiro, andarsene nel silenzio, milioni in uno, milioni in zero, spazio, spazio, spazio ALLARGATO, LUNGO, corto senza impegno apparente, reale abbandono, non resa, stanchezza.
Se avessi frainteso andrebbe bene altrimenti ALLARGARE non basterebbe con questa poca luce, con la voglia di ritrovare ed ALLARGARE, ringhiare, ringraziare.
You always kept a sunset
Behind your lonely shoulder
You never showed on photographs
And you never grew much older

Girare non smarrire

Pensare a strani eventi, ricordi probabilmente inventati e cullarsi nella confusione mantenendo vivo presentimento che confusione non e’, obiettivo ancora tutto da chiarire, reale ed irreale sospesi come luci tenui nel profondo grigio di notte umida, faro da seguire come ultima salvezza, forse punto di non ritorno di preannunciata calma o stasi o arrendevole cedimento e dentro a nido ovattato poltrona maledettamente comoda e calda e voci gentili sussurrano parole che voglio sentire, massaggi a muscoli indolenziti e desiderio di fermarsi, si fermarsi, indotta quiete.
Sono gia’ passato per tutto questo, vinto perdendo battaglia, perso vincendo incomprensibile esistenza che non rinnego certo, da non osservare nell’insieme, piccole dosi, accenni ed accadimenti come isole d’arcipelago fitto e pescoso, fotogrammi non sempre uguali, leggere differenze infine narrazione, storia unica ed irripetibile.
Ora non conta perche’ se e’ vero che vetta rivela vetta, e’ anche vero di profondita’ anticamera di sempre piu’ recondito anfratto, infinito discendere e non e’ inferno, non e’ dannazione rovente, solo stanco cammino, buio tanto evocato, luce troppo assente ma scelta fu fatta nell’infinito nulla, nessuna concessione a limitato seppur caldo abbagliare e non so, cosi’ puo’ andare, cosi si puo’ accettare, cosi’ si puo’ restare.
Eppure ricordo suoni, alti suoni, canzoni e penombra, canzoni e lampi, canzoni e verde plastica, semplicita’ di qualcosa sottratto troppo presto, compensazione o solo predeterminazione ma ho toccato suono, ho posto domande, ho trovato risposte, ho raccolto frequenze come grano maturo perche’ in elettromagnetica terra sole e’ azzurra emissione, sensi contratti e d’un tratto espansi, battito di cuore molto piu’ grande, molto piu’ forte, molto piu’ possente.
Racconto ad occhi chiusi, metallo danzante su giro di basso e quelli sono gli anni, quella l’immagine che gira vorticosa attorno incerto centro, unico punto che potrei riconoscere, che dovrei ricordare, da li’ certo ripartire.
I was a swimmer in a foggy bar
I was trying to find some sea
I was the sound of the furniture
I was a silhouette for years

Sono eppure son desto

A un certo punto lingue tutte appaiono uguali, equamente confuse ed aliene e non intendo, non parlo, non comunico eppure non vi sono segreti rimasti, nessun inganno quando non udire equivale a non giudicare e non essere costretti a giudicare libera mente e cuore e gambe e via urlando forte frasi sconnesse ed incomprensibili, per questo immense e gigantesche, troneggianti deserti e citta’ decadenti, lontano nell’arroganza o consapevolezza che muro e’ libro, mattone e’ verbo, inutile pugno e’ aggettivo, sintassi sublime per mie sole orecchie nel vanto di conquista certamente meritata, presente e noncurante, limite reso alto pregio.
Batto un colpo, batto un colpo, rombo profondo, rombo circolare, onde concentriche su riva immobile abituata ad urti, piccoli sconvolgimenti, trascorrere di anni e vita, vita d’un tratto trascurata, dimenticata tra stracci e pentagrammi, kilometri sempre piu’ neri, sempre piu’ bui, sempre piu’ noiosi, distanti e vicinissimi, vicinissimi ed irraggiungibili nella voglia di un passato non pienamente sublimato, precognizione di cio’ che gia’ e’ stato, vissuto vivente, avvolgente, tepore in eccesso e perfetto habitat impossibile da abbandonare senza ridere, senza piangere, senza sanguinare ed e’ sangue gia’ versato ad incrostare interstizi profondi e nerissimi.
E’ notte e queste sono le mie parole, e’ giorno e’ queste sono le mie parole, parole, notte, giorno, e’ confusione, sempre piu’ confusione, e’ mescolanza di tinte, grigi risultati nel grigio intorno, nel grigio nido di occhi rossi e luminosi, tenebre e senso di fine imminente un po’ ovunque, cerca i segni, vedi i segni, eredita’ misera, certo nulla in tempo mescolato ed acerbo se ancora impreco e non spiego, non m’abbandono e affronto inevitabile resa dei conti.
Poi basterebbe raccontare, prima chiudere occhi ed ascoltare, orecchie sigillate e udire piu’ forte nel frastuono finalmente non piu’ mio se mio deve essere, se mio s’asciugasse come terra umida al sole, come preghiera che infne cielo raggiungendo, nel cadere diviene luminosa stella, rovente desiderio.
I’ll kick the world to spin around
Like wheels on my machine
The whole thing gets a carousel
The greatest ever seen