Terzo movimento

Ci penso, provo ad immaginare la mia casa, casa che non trovo, casa smarrita nell’incessante destra, sinistra, alto, basso, molto fuori, poco dentro, desiderio altrove, mistero in luoghi noti, sospiro di dea d’ignoto nome e all’interno di strana sinfonia vago in chiarore indefinito senza che alcuna chiara visione m’innalzi oltre fugace momento, inespressa inerzia, lontano abbandono, dimenticato trasporto.
Penso sia casa tra miriade di note che insistono a uscirmi tra le dita come lingua arcana di cui non conosco significato ma la cui fonetica e’ mantra nella memoria, e’ azione nel braccio, e’ acciaio nei pensieri, origine, origine, origine, mani indipendenti da schemi e soluzioni perche’ problema da risolvere e’ alieno concetto laddove ogni accordo fu deciso alla prima esplosione di stelle, all’alba del creato quando l’urlo del”uomo era ghiaccio di meteora.
Se pensare casa fosse edificare su sabbia mentre cielo abbaglia d’azzurro allora gabbiano sarebbe sillaba di meravigliosa parola, bianca esplosione in confuso orizzonte ma chiarissima voglia di sabbia fine e dolci schiumose onde a divorare costa e pensieri nella contemplazione di luogo finalmente sicuro, infine desiderato, sogno come silenzio nell’orrore di arida pianura meccanica.
Chi nella scossa della notte si ferma a fruscio invitante di lenzuola puo’ sentire casa e cercare liscia superficie e’ vano trastullo nell’incubo d’imperfetta solitudine, nel volo soave eppur pindarico sulla linea retta comunicante l’ultimo dei sogni col primo vagito di nuova vita seppur lontana da qui, lontana da tutto, lontana da un soffitto che dita non sanno piu’ sfiorare, non possono piu’ raggiungere, simbolo di crescita divenuto invecchiare.
E’ bene uscire ora perche’ non c’e’ muro che non delimiti, non c’e’ prospetto che non caratterizzi e inevitabilmente intrappoli e se protezione e’ prigione potrebbe essere casa cio’ che stringe senza soffocare, carezza che non pretende, rumore che non allarmi, parola sussurrata eppur nitidamente comprensibile.
I saw him in an airport, while he was sitting on a wing.
And I waved to him, but I don’t think he noticed me.
I’ve got a funny feeling I know who he is.

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