140×3

Circospetto e curioso, ambiente di luci al neon, pareti immacolate e strana atmosfera, sorta d’iniziatico spazio leggermente fuori luogo, remota appartenenza, saluti tesi, tesi movimenti piccoli e contratti, indecisione bagnata di solennita’.
Figure sbiadite su pagine sigillate ed ecco guida e maestro, parole dette piano per non farsi troppo sentire, per non essere giudicati in eccessiva fretta, per imparare e non farsi notare fluidificando tra fessure e discorsi, tra sorrisi e conoscenze, lenta azione d’indefinibile importanza, di futura rilevanza.
Qualcono smise d’entrare, altri ridevano forte, banale sarcasmo, arroganza di chi non sa, di chi non s’evolve, di chi ritiene sbarre d’acciaio legno robusto e s’accontenta di ferrose schegge illuse in oro ma se saper soffrire e’ dovere, se saper capire e’ paio d’ali, se suolo non e’ polvere ma granito allora e’ lunga strada ma di fine vicina, lampioni illuminati di rossa brace, vento sempre caldo persino nel solitario inverno quando aria e’ premio nella fine dell’indecisione, in luna nuovo sole di notte non piu’ tenebrosa, non piu’ oscura, solenne e maestosa, qualcosa che inizia e non finisce.
Facile tramutare ore in anni e anni in forza e forza in sincretica forma, equilibrio inaspettato, inaspettato avvenire, curioso voltarsi ed osservare e risposte a precedere domande, distinguersi infine per cio’ che si e’, per coraggio scritto su prominenti vene, nell’alzare braccia e gettare senza raccogliere, non elemosinare occasioni ma creare montagne.
Quanta energia afferrata e bevuta come delizioso nettare, incapace di pensare ai mutamenti perche’ non so piu’ ricordare cio’ che non sono stato, svaniscono le azioni non compiute e come fugace visione e’ in me il male che non e’ entrato, il dolore non vissuto, giorno infinito e pallido sepolto da possenti lampi, tempeste vigorose e abbagliante astro in cristallo e brezza fresca come nuova vita che nasce perche’ nuova vita e’ davvero nata prima di farmi cenere, prima d’abbandonarmi a scontata rassegnazione di tempo invincibile perche’ guerra da perdere e’ una ma battaglie vittoriose infinite.
Silence in the darkness creeps into your soul
Envy moves the light of self control
The gate that holds you captive has the door
Burnin’ with determination to even up the score

Dominare il mattino

Circondato eppure ancora dentro me stesso, conto occasioni e strumenti, ascolto cio’ che poco a poco consuma dolore chiedendo piccoli pezzi di vita ancora una volta sacrificati a orrendo silenzio.
Bisogni primari, soluzioni rivoluzionarie in spazio sufficiente a contenere vita intera, esigenza sempre piu’ forte di non lasciare nulla di se’, sparire liberando poche immagini, qualche parola, infiniti pentagrammi, essenza piu’ che sostanza perche’ oltre rimangono decenni di immane fatica, potenti lampi che qualcosa hanno eppur illuminato, fortificata corazza di cuore pavido e grasso ventre, parvenza e potenza, miscidata sostanza che ha retto e sostenuto sguardi troppo bassi e silenzi profondamente imbarazzanti.
Tecniche eccelse di sopravvivenza che domino e dominano frangenti d’orrore in cio’ che puo’ solo definirsi dorata fuga, privilegiata e fresca oasi in inferno d’esistenza confinato altrove finche’ dita sanno muoversi, fintanto occhi filtrino ancora luci da nebbie e stomaco non urli di arrendersi a strisciante nausea, eccesso di resistenza, giusto che confonde piu’ dell’errore che si ostina a cacciare, fintanto coscienza si annulli tra lenzuola sempre troppo calde, sempre troppo fredde, sempre troppo strette, sempre troppo ampie, sempre troppo buie, immerse in milioni d’errori, in frase mai dette, in troppe parole, in carezze non date, in canzoni rimaste chiuse in tremanti mani come colombe in trappola, in telefonate aride, in sole che sa arroventare senza scaldare, in desideri uccisi da un voto, in paura di vivere, in terrore di essere felici, in maledizione di chi ha potuto bruciarsi nel fuoco delle proprie passioni sacrificando ad esse ogni possibile entusiasmo, eredita’ che pare ragione e sostanza, in fondo cio’ che di ogni resta.
Del resto ho solo parole da pronunciare quando nessuno ascolta e in questo tempo asincrono imparo a benedire quanto e’ concluso e cio’ resta che scivoli, che s’accasci tra le pieghe d’altrui felicita’, che parli a chi ancora vuole sentire, che illumini e protegga perche’ se un senso esiste, anche se non qui, sia comunque sufficiente, passione restante.
Cosa ci portera’ domani
se non ricordi troppo usati
Cosa ti apetti da quel cielo di nuvole incrinate
elettricita’ costante
per mantenere la tensione
disconnessione tra i pensieri
programmazione dei miei desideri
stati d’ansia persistenti
cresce la paura, cosa senti?