Distopia

Forse non sono cresciuto perche’ il rock mi ha intrappolato in pantaloncini corti, giacchetta blu e cravatta a righe, urlo onnidirezionale sulla frequenza di mettalica corda, di rullante percosso, pop sigillato in stanza con ogni comfort e nuova occasione per nuova lacrima, ancora ricordi, millesimato distillato di passione e proibiti momenti di gioia indefinibile se non nella sua grandezza, presunta o reale che sia, jazz penombra e comodo divano, giallo mondo oltre quei vetri mai abbastanza spessi, spifferi d’esistenza, soffio che e’ scambio, segnale di vita che non potrebbe mai essere.
Forse non sono cresciuto perche’ ci sono parole, tante, infinite, graffi su bianca anima, graffiti di umana conoscenza appartenuta a giganti o pigmei, immobili segni coi quali ho volato, volato in ambra fluorescente laddove infinito e’ particella di altro infinito, ho contato realta’ disponibili e in salita asfaltata ho vissuto, desiderato ed esausto sono giunto laddove il creato e’ bambino silenzioso, vita sillaba di frase semplicissima, luce ed Eden e piu’ lontano mi sono spinto, piu’ vicino ho osservato le mie mani e in esse verita’ ridicolmente semplice da cogliere e comprendere.
Forse non sono cresciuto perche’ le immagini sanno muoversi, spostarsi in luoghi diversissimi e terribilmente meravigliosi e da esse ho compreso che l’esistenza non e’ flusso continuo di corpi in movimento ma istantanee in sequenza delle quali infinite inutili ma per poche eppur vitali vale la pena di piangere, ridere, semplicemente esistere, girare con lo sguardo un angolo in piu’, soffermarsi su minuscole pietre perche’ d’esse son edificate montagne e pianure e se colori sono gioco dell’anima, in quei colori si cela l’umanita’ bramata e perduta.
Forse non sono cresciuto perche’ ogni elettrone e’ sole che bolle sangue, parsec a miliardi nel gioco di astrazione, cosmica energia per formulare logico pensiero, innovativa concezione per spingersi oltre, sfida su sfida su sfida e non finisce perche’ non deve finire, perche’ altrimenti e’ noia, altrimenti e’ sconfitta, altrimenti e’ morte quando ancora so sorprendermi e come bambino la stanza e’ astronave, tasti come pulsanti per spazzare innanzi pericoli e dolore e solitudine e voglia di sapere, di conoscere, di non avere piu’ dubbi, domande, oscuri angoli da illuminare e non piu’ temere, mai piu’ aver paura.
Forse non sono cresciuto perche’ rimango su strada diversa ma maestra, impossibile possibile e non sapere piu’ cosa conta e’ forza, salvezza, strano galleggiare a volte elevarsi altre affondare, qualche altra volare, alcune notti nere, altre tetre, giorni fatti di domani e ieri, poco presente, troppa attenzione e se ho fatto di vizio virtu’ allora sono colpevole di non aver detto basta, di non aver desiderato sino a perdermi, di aver pagato ogni singola goccia di sangue che ho fatto versare, sono colpevole di aver rinunciato alla terra per nuvola bellissima e trasparente, sono colpevole di aver giocato tutto alla prima mano vincendo la possibilita’ di tentare ancora e null’altro, colpevole di non essere cresciuto e per questo crescere e’ ancora alternativa, scommessa aperta per qualcosa per cui crescere so non essere tutto, per cui crescere e’ ancora possibile.
For what is a man? What has he got?
If not himself – Then he has naught.
To say the things he truly feels
And not the words of one who kneels.
The record shows I took the blows
And did it my way.

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