Corpo perlaceo

Muro, possente muro che allontana, separa, divisione e protezione anche se cosi’ detto traspare inestistente paura perche’ esistono distanze che rafforzano sensazioni e decisioni, esaltazione di idee e consapevolezza di ragione senza arroganza perche’ certi pensieri sfociano in filosofia, come fluido amico di gravita’, come tempo fedele a fisica inviolabile, rara certezza, sicurezza di fuoco, ghiaccio, acqua.
Incurante proseguo su finita strada che in fondo non importa dove termini perche’ c’e’ traguardo mobile ma non finale, non conclusivo, forse non distante ma prematuro e’ riflettere, banale strizzare occhi per un laddove inutile sul laterale, bordo che ancora desta sorprese, ancora con forza e’ luna per lupo affamato, malgrado tutto selvaggio.
Quindi perche’ definire se non e’ chiaro cio’ che sta fuori e cosa dentro, chi intrappola chi, quale superficie eccelle sull’altra, dove siano nuvole piu’ veloci e leggere, quale cielo conti piu’ stelle e dove la notte faccia meno paura.
Oggi staziono dove non conoscere domina, nel punto esatto pero’ in cui emozioni note e scontate divengono arte e fascino, lacrime caldissime e meravigliose di sconfinata gioia, indomabile senso d’infinito e appartenenza a frammento rotolato da qualche parte ai bordi della consuetudine, dell’abitudine, fuga da mortale noia, indicibile e letale quotidiano figlio di detestato ordinario, conflitto mai combattuto eppure vinto e per questo privilegiato.
Posso toccare cedevole maniglia, riesco a vedere, posso scegliere mossa e direzione nel gioco i cui turni sono infine giunti a me, eppur platealmente, senza eccessiva sorpresa, m’allontano con odiosa flemma mentre pedina immobile, avatar ansioso e insoddisfatto resta sgomento al posto mio, cristallizzato in gioco troppo piccolo per lui, poca aria, poca aria, poco soffitto, incrostazioni impossibili da eliminare.
Inutile combattere blasfemia se fede e’ stato della mente, riposo dell’anima, turbolenza riservata e cio’ che resta nel cuore insonne del buio, lenzuola stracciate, alba vicina, eccessivamente vicina.
Cold and misty morning, I heard a warning borne in the air
About an age of power where no one had an hour to spare,
Where the seeds have withered, silent children shivered, in the cold
Now their faces captured in the lenses of the jackals for gold.
I’ll be there

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